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Passatempo
di Gianni Amelio (Italia, 2019, 12’)
presente Gianni Amelio

a seguire
INCONTRO CON GIANNI AMELIO
a cura di STEVE DELLA CASA

Un professore in pensione è seduto al tavolino di un bar all’aperto, in una bella giornata di sole. La cameriera gli porta la colazione. Subito dopo arriva un ragazzo, e il professore lo invita a sedersi, lo aspettava. Il ragazzo ha la pelle scura, viene dal Mali. È ben vestito, sereno, pronto anche lui al “gioco” che il professore deve condurre. Si tratta di una gara di enigmistica, dove si vince compilando per intero un cruciverba. Ma c’è una variante che rende la prova impossibile: indovinare le soluzioni prima ancora che venga posto il quesito. E tuttavia il ragazzo arriva alla fine. O quasi…


Gianni Amelio
debutta al cinema con “Colpire al cuore” (1982), che segna la sua prima partecipazione in concorso alla Mostra di Venezia. I film successivi, “I ragazzi di via Panisperna” (1988), “Porte aperte” (1990), “Il ladro di bambini” (1992), mettono in luce una particolare attenzione alla Storia, ai temi del lavoro, e al rapporto tra le generazioni. Nel 1994 dirige “Lamerica”, interamente ambientato nell’Albania post‐comunista. Con il successivo “Così ridevano” (1998) intreccia esperienza pubblica e memoria personale rappresentando l’emigrazione interna dal sud al nord dell’Italia negli anni ‘50. Il film vince il Leone d’oro alla Mostra di Venezia. Nel 2004 Amelio dirige “Le chiavi di casa”, racconto del rapporto tra un giovane padre e un figlio disabile. Due anni più tardi “La stella che non c’è”, storia di un operaio italiano che va da Shanghai in Mongolia cercando un pezzo della “sua” fabbrica comprata dai cinesi. Nel 2010 Amelio affronta in Algeria la memoria dell’infanzia di Albert Camus, come il grande scrittore l’aveva narrata nel suo libro incompiuto “Il primo uomo”. Del 2013 è “L’intrepido”, ancora in concorso a Venezia, del 2017 “La tenerezza” (Nastro d’Argento per il Miglior Film). Ha scritto due romanzi “Politeama”, Mondadori, 2016 e “Padre quotidiano”, Mondadori, 2018. È l’unico regista italiano vincitore per tre volte agli EFA- European Film Awards. Attualmente insegna al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.


Steve della Casa è critico cinematografico e direttore artistico italiano. Esperto di cinema popolare italiano, dopo aver curato la sezione “Spazio Italia” sin dalla sua fondazione, ha ricoperto la carica di direttore del Torino Film Festival dal 1999 al 2002. Dal 1994 conduce il programma radiofonico di Radio3 Hollywood Party, e dal 2004 al 2006 il contenitore notturno La 25a ora – Il cinema espanso su LA7. Autore di numerosi saggi e volumi cinematografici, collabora con il quotidiano La Stampa e con numerose riviste di cinema (Film Tv, Cineforum). Ha dedicato una biografia in tre volumi all’opera di Mario Monicelli. Dal 2006 al 2013 ha guidato la Film Commission Torino Piemonte che, dopo il suo arrivo, è diventata uno dei più importanti promotori e finanziatori del cinema italiano. In collaborazione con i vari autori della trasmissione cult di Rai Radio 3, recentemente ha pubblicato I cento colpi di Holly wood Party.

Ingresso libero